La dissociazione traumatica: caratteristiche delle parti della personalità e skills training.

Ne “Lo strano caso del Dottor Jekyll e del signor Hyde” di Robert Luis Stevenson, l’onesto dottor Jekyll si trasforma nel brutale signor Hyde, che rappresenta “l’altra faccia” della rispettabilità e del decoro: due personalità, in sostanza, con stati mentali, emozioni e comportamenti del tutto opposti, che fanno venire in mente il funzionamento delle diverse parti della personalità nel disturbo dissociativo.
Se il dottor Jeckyll cambia ingerendo una pozione, così non accade nella personalità dissociativa, che si sviluppa, in genere, quando un’esperienza è talmente minacciosa e soverchiante da non poter essere integrata pienamente: la dissociazione diventa, quindi, una strategia di sopravvivenza per le persone che hanno subìto traumi infantili precoci.
La dissociazione lascia una o più parti della personalità “bloccate” in esperienze irrisolte mentre un’altra parte persegue l’obiettivo di evitare le esperienze non integrate: la maggior parte delle persone con questo problema non arriva in terapia lamentando difficoltà con l’identità o il senso di sé, bensì cercando aiuto per problemi quali depressione, ansia, difficoltà relazionali, poiché ha poche parole per descrivere stati interiori assai strani e di cui talvolta si vergogna. Uno dei principali sintomi è il “senso di involontarietà”, di non appartenenza di pensieri, emozioni e comportamenti che si è però consapevoli di avere; alcune persone hanno la sensazione di essere più di una persona, o di avere differenti voci o identità.
Le parti dissociative della personalità non sono identità separate all’interno di un unico corpo ma parti di un singolo individuo che ancora non funzionano in modo fluido e che, dal punto di vista sintomatologico, possono portare a riferire di “sentire troppo” o “troppo poco”. Anche se non sempre le diverse parti della personalità sono consapevoli le une delle altre, inevitabilmente si influenzano: può accadere che una persona, mentre si trova in un negozio, possa sentire una voce interiore che la sprona a uscire e a tornare a casa poiché non si sente al sicuro in quel determinato luogo, benché la persona sappia che non esiste nessun reale pericolo. Si possono sentire altre voci interne che dialogano con la precedente, cercando di metterle a tacere. L’esito è spesso un senso di confusione, vergogna e paura, come avere due menti completamente differenti che dialogano tra di loro senza comprendersi.
Diventa allora fondamentale, per chi sperimenta questo problema, capire la dissociazione per poterla affrontare attraverso la psicoeducazione e l’esercizio della consapevolezza, per poi poter integrare e tollerare ricordi traumatici con successo.
Il testo “La dissociazione traumatica, comprenderla e affrontarla” di Suzette Boon, Kathy Steele e Onno Van Der Hart fornisce un valido supporto pratico teorico, utile agli addetti ai lavori e ottimo per chi sta vivendo condizioni di difficoltà legate a problemi dissociativi: il manuale offre le linee guida per uno specifico skills training che è possibile portare avanti sia in trattamenti di gruppo sia in terapia individuale. Rivolgendosi direttamente al lettore in maniera chiara ed empatica, in ogni capitolo gli autori affrontano un argomento che ha a che vedere con i temi del trauma e della dissociazione, insieme con strategie utili per affrontarli.

Per approfondimenti:
Suzette Boon, Kathy Steele, Onno Van Der Hart, La dissociazione traumatica, comprenderla e affrontarla, Mimesis 2013

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